Tutte le bici della mia vita

La bici mi ha visto nascere.
Mio nonno, classe ’17, mi ha fatto da papà ed era un venditore di biciclette.
Non pedalava più già da diversi anni, ma suo figlio, mio zio, da giovanissimo correva.
Ha smesso quando ha fatto un incidente (per fortuna non grave) e a casa dei nonni tuttora ci sono le sue coppe e le sue medaglie.
Uno dei primissimi ricordi della mia vita è di mio zio che ingrassa la catena della bici da corsa, e quell’odore lo sento nelle narici ancora oggi quando quel ricordo affiora nella mia mente.

Andare in bici era uno dei miei desideri più grandi di quando ero bambina, però poiché vivevamo in una città pericolosa e trafficata nessuno voleva insegnarmi. Fu solo intorno ai 7 anni che imparai ad andare in bici, dopo aver partecipato ad una festa nella casa al mare di alcuni cugini. Tornai a casa così eccitata da questa nuova esperienza che comunicai decisa a mio nonno che da quel momento in poi sarei andata a scuola da sola e per giunta in bicicletta! Ovviamente nemmeno questo fu possibile.

La mia prima bici me la regalò mio nonno quando avevo 11 anni.
Era una Olimpia o un’Atala? Non ricordo. Ma ricordo il colore meraviglioso! Una “olandesina” gialla e viola.
Solo un paio di anni dopo me la feci rubare come una stupida, perché non l’avevo legata al palo ma solo a se stessa per un intero pomeriggio… La delusione era tanta, perché quella bici me l’aveva regalata nonno Mino.

La seconda bici, non fu mai veramente mia…
In seguito al furto, mi ero subito appropriata della bici da passeggio di mia zia, credendo di essere nel pieno diritto di farlo per il solo fatto di sottrarla ad un destino di polvere e ruggine in garage.
Me la feci rubare quasi subito, questa volta legata al palo, nei pressi della stazione.
Per parecchi anni poi non pedalai affatto.

Il mio ritorno alla bici avvenne nel 2009, un anno molto particolare della mia vita.
Nel 2008 avevo iniziato a soffrire di attacchi di panico (ne sono uscita dopo 4 anni faticosissimi) e l’acquisto di questa bici nasceva dalla volontà di guarire, di essere felice e di sentirmi libera da quei sentimenti opprimenti che solo chi soffre di DAP (disturbo da attacco di panico) può conoscere.
Vi sto parlando di Spillina, la mia prima fedele compagna di pedalate. Una city bike Bianchi modello Spillo Rubino, di colore celeste.

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All’inizio Spillo non ha macinato tanti km. Si trattava per lo più di giretti per qualche commissione, 3-4 km al massimo, poiché la natura stessa del DAP non consente di sentirsi sicuri nell’allontarsi soli da casa.
Ma con il passare del tempo e una volta guarita, ho preso confidenza e ho iniziato a muovermi sempre di più, prima a lavoro in bici e poi con escursioni sempre più lunghe e sempre più distanti da casa.
Quando nel febbraio dell’anno scorso il mio nonnino è venuto a mancare, io ho iniziato a pedalare sempre di più.
Il giorno che con Spillina abbiamo fatto insieme 100 km nella gita di una giornata (e sto parlando di una bici che pesa almeno 18 kg più un paio per le borse laterali) è stato per me un grande traguardo e una grande conferma di forma fisica, resistenza e serenità mentale.

Spillina è una grande bici. Un pò pesantina, ma pur sempre una Bianchi!
Un simpatico ciclomeccanico di settanta anni all’incirca di età e milanese DOC, nel vederla in officina un giorno ha esclamato “Ques qui lé propri una bici per comperare il formaggio…”
Ho riso della sua battuta ovviamente, nonostante abbia così palesemente sottovalutato Spillina e il suo immenso valore. Inizialmente si, era una bici per comprare il formaggio. Ma km dopo km, pedalando sempre un po’ di più, mi ha portato fuori da un grande buio. Ed è per questo che anche se è “un cancello”, rimarrà la mia bici sempre!

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Altro che bici per il formaggio! Con Spillina ci faccio la spesa per una settimana!!!

Ma dopo questo record dei miei primi 100 km, e qualche gita e viaggio, mi sono sentita finalmente una ciclista urbana e cicloturista seria! E quindi ecco che arrivano altre due bimbe in scuderia.
La prima bimba è GILA.
Gila è una signorina del 1976, bici da corsa vintage di papà, realizzata da un artigiano del Lecchese, dopo pochi anni di utilizzo è rimasta in garage per ben 30 anni! Come una bella addormentata…Sono arrivata io a salvarla da un destino di polvere e ruggine (come la bici della zia di cui parlavo prima).
L’ho tirata giù dai ganci e le ho fatto un pò di restauro con un piccolo budget.
Ho cambiato innanzitutto le ruote (i palmer) con delle ruote da corsa (spessore 25 mm), le ho messo una sella Smp e un nuovo nastro manubrio. Ho mantenuto il suo cambio originale Campagnolo (quello con le levette), e il pacco con 5 pignoni, e i pedali originari.

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Gila è bellissima ma non è proprio comoda per affrontare gite lunghe, tanto meno per muoversi in una città come Milano, con suo il traffico, il pavé e i binari del tram. Si intona splendidamente con i colori del mio soggiorno e vive bene in una passeggiata lungo il naviglio.
Sono innamorata del marchio storico Wilier Triestina e mi sono orientata su questo marchio per scegliere una bici che potesse fare fronte in maniera efficiente al “bike commuting” (andare a lavoro in bici) e al ciclo escursionismo.
Wilier è riconosciutissima per le sue bici da corsa e negli ultimi anni ha esteso il suo catalogo alle MTB.
Tuttavia ha anche una piccola parte di catalogo detto “weekend” (anzi quest’anno l’hanno chiamato Urban) dove ci sono dei modelli cosiddetti “ibridi” e anche trekking.
Io ho scelto, dopo mesi di riflessione, il modello Cittadella e settimana scorsa l’ho ritirata.

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La mia amata bimba Willa, Wilier Triestina – Cittadella, è una trekking bike, ovvero una bici che per le sue caratteristiche tecniche e con il portapacchi e parafanghi in dotazione, si rende ideale per affrontare escursioni e viaggi sia su asfalto che su sterrato, ma che è comoda anche per l’uso cittadino con (più o meno) qualsiasi condizione meteo.
Per quanto io potessi desiderare un bdc (mi piace molto la Izoard xp) l’esperienza con Gila mi ha fatto capire che l’utilizzo prevalente è la città e il cicloturismo…e la Cittadella è la bici ideale!
Un articolo di Bikeitalia di oggi la cita tra le 70 migliori bici da cicloturismo

Eccola la mia bimba, la adoro.
willa

Vi ho raccontato un pò della mia storia.
In questo momento nella mia vita ci sono tre bici: Spillina, Gilla e Willa.
Ognuna ha un grande significato per me ed un grande valore ogni giorno.

Grazie… e buone pedalate!!!

Alex Casybike

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